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  • L’inviato UE sulla libertà religiosa: “Il contributo dei cristiani centrale in Europa”

    L’inviato UE sulla libertà religiosa: “Il contributo dei cristiani centrale in Europa”

    L’inviato UE per la libertà religiosa con il Cardinale Reinhard Marx durante il convegno (Re)Thinking Europe

    CITTÀ DEL VATICANO , 06 novembre, 2017 / 9:00 AM (ACI Stampa).

    La necessità di esercitare una libertà responsabile. Il rafforzamento del tema della libertà religiosa, non solo al di fuori dei confini dell’Unione Europea, ma anche al suo interno. L’importante contributo cristiano alla costruzione di una nuova Europa. Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la Promozione della Libertà Religiosa al di fuori dell’UE dipana questi temi in una esclusiva ad ACI Stampa.

    Figel parla al termine della conferenza (Re)Thinking Europe, organizzata dal COMECE con il supporto della Segreteria di Stato vaticana. E non manca di ricordare che la sua posizione è stata annunciata al termine del conferimento del Premio Carlo magno a Papa Francesco, in Vaticano.

    “I cristiani – afferma al termine dell’incontro – dovrebbero contribuire a costruire una Europa libera, unica, riconciliata ed unita attraverso la partecipazione a tutti i livelli della vita pubblica. Abbiamo bisogno di una libertà responsabile, perché senza la responsabilità, la libertà resta immatura, o cessa addirittura di esistere, diventando facile vittima di populismi, estremismi, o al limite patendo l’influsso di varie ideologie”.

    Cosa intende per libertà responsabile?

    La libertà è un grande dono per l’uomo. Ma senza responsabilità, la libertà non è sostenibile Quasi scompare. La libertà ha bisogno dunque di maturità attraverso la cittadinanza attiva. Siamo liberi di scegliere e di decidere, ma solo guardando al bene commune rafforziamo la nostra libertà. La scelta di decisioni contro le libertà e i diritti fondamentali di altri indebolisce o persino elimina la libertà globale della società.

    Quindi come si struttura la libertà responsabile?

    La libertà responsabile riconosce e realizza doveri e obllighi con i diritti. Le attuali tendenze di una mentalità unilaterale, basata solo sui diritti, minacciano ed erodono la libertà di tutta la società. I miei diritti, invece, sono possibili e raggiungibili solo se rispetto i miei obblighi nei confronti degli altri e della comunità in cui vivo. Questa attitudine bilanciata rappresenta l’azione matura, e costruisce la libertà responsabile.

    Lei è inviato speciale per la libertà religiosa. Cosa può fare l’Europa per sostenere la libertà religiosa nel mondo?

    L’Europa conosce molto bene, attraverso le lezioni del 20esimo secolo,. Perciò, l’Europa dovrebbe abbracciare il valore essenziale della Libertà di Religione e di Credo in maniera più attiva sia fuori che all’interno dell’Europa, perché questa rappresenta la libertà di pensiero, di coscienza, di religion e convinzione, così cara e importante per la vita di ciascuno e la dignità personale.

    Perché la libertà religiosa è così importante?

    Perché la libertà religiosa è il banco di prova per tutti i diritti umani, perché se questo diritto viene a mancare, gli altri diritti politici e civili sono ristretti allo stesso modo. Potrei, da slovacco, parlare molto di questo, sulla base delle esperienze nella ex Cecoslovacchia e nelle nazioni del blocco soveitico.

    Lei è inviato per la promozione della libertà religiosa al di fuori dell’Europa. Ma i rapport sulla libertà religiosa raccontano di una libertà religiosa sempre più a rischio anche nel cuore dell’Europa. Cosa dovrebbe fare l’Europa oggi?

    L’Europa dovrebbe avere più consapevolezza del tema della libertà religiosa e promuovere l’agenda della libertà religiosa in un modo ancora più coerente. Eppure, oggi vediamo una situazione globale molto negativa, e allo stesso tempo ci sono tendenze di peggioramento in molte nazioni e regioni del mondo. In realtà, questo significa l’invito a fermare le persecuzioni, la discriminazione e i conflitti violenti, e lavorare per creare più giustizia e una trattamento chiaro delle differenti fedi minoritarie e comunità. Questa è sia nostra responsabilità e commune interesse. Le politiche interne ed esterne dell’Unione Europea sono in realtà due parti della stessa agenda comunitaria.

    In che modo si integrano?

    Più attenzione e chiaro impegno a favour della libertà di pensiero e religion a livello internazionale possono aiutare a rinnovare l’impegno europeo per la libertà religiosa nei suoi confine. Questa è una delle ragioni per cui il mio mandato da Inviato Speciale è orientate al di fuori dell’Unione Europea, ma allo stesso tempo è connesso con l’articolo 17 del Trattato di Lisbona, che parla del dialogo tra UE e religioni.

    In che modo l’Europa dovrebbe essere rivista? Quali sono le impressioni che hai alla fine di questo incontro?

    L’incontro è stato molto opportune e utile, perché molte persone sollevano preoccupazioni giustificate riguardo il futuro dell’integrazione europea. La fiducia nel progetto dell’Unione Europea è stato indebolito dalla Brexit, dalla crescent instabilità nel continente e nel nostro vicinato, passando attraverso un decennio di crisi dalle molte faccio – monetaria, finanziaria, economica, migratoria, politica.

    Quale è il ruolo dei cristiani?

    I cristiani sono stati molto attivi nel processo dell’integrazione europea. Il loro contributo politico è fuori discussione. L’operato di leaers come Schuman, Adenauer, De Gasperi è stato decisive. Oggi i cristiani sono chiamati a non rimanere in disparate e lamentare la situazione, ma, all’opposto, devono riportare al centro ciò che manca ed è necessario per il rinnovamento europeo: valori fondamentali, impegno personale e spirito di unità. Sono contribute che non possono essere generate dal mercato, dall’euro o dalla geografia. Ci sono furttti della libertà responsabile, il senso di solidarietà e di buona volontà, che porta ad una ragionevole, vera soluzione dei problemi.

    Dialogo, inclusione, solidarietà, sviluppo e pace sono i cinque pilastri su cui costruire l’Europa, secondo quello che vi ha detto Papa Francesco.Lei è d’accordo?

    Sebbene venga dall’America Latina, il Papa comprende perfettamente l’importanza del futuro europeo non solo per questo continente, ma per lo sviluppo globale. I pilastri dell’Europa su cui vorrei soffermarmi sono quelli di dignità, giustizia, sussidiarietà, solidarietà e dialogo.

    È questa la sua lista di superiorità?

    Sì. Nel mio corrente incarico, ma anche in precedenza come Commissario Europeo per l’Educazione e la Cultura, vedo molto da vicino quanto questi principi e pilastri stiano sempre più diventando importanti.

    In quale ordine?

    La dignità umana è il primo e principale valore per i popoli ovunque, dopo un secolo di genocidi che è cominciato in Armenia ed è culminate con le atrocità di massa dell’ISIS di questi anni. La pace è il frutto della giustizia, e perciò c’è bisogno di lavorare meglio e di più per la giustizia, specialmente nelle istituzioni delle Nazioni Unite. Quindi, la sussidiarietà, che è il nome alternative della libertà e di una politica pubblica ben organizzata a livello internazionale. Questo è un principio chiave della Dottrina Sociale della Chiesa. L’Europa dovrebbe apprendere meglio questo principio, perché la sussidiarietà sarà importante per il rinnovo della fiducia mutual e istituzionale.

    Quindi, la solidarietà…

    Sì, perché la solidarietà rappresenta il cemento nelle mura della nostra casa europea. Senza solidarietà, la casa cadrà. Ragionevolmente, la solidarietà efficace è una conseguenza della sussidiarietà. La solidarietà con i vulnerabili e i marginalizzati è un investimento contro la poverà, le divisioni e l’estremismo che può solo dare frutti. Questi principi rappresentano le basi del bene commune, tem ache spesso manca nelle politiche nazionali e internazionali di oggi. Infine, il dialogo, che rappresenta la cultura di aperture, di comprensione degli altri, e di compassone per le persone del mondo.

    Sono questi dunque i principi di cui c’è bisogno per l’Europa?

    Sì, se l’Europa vuole essere davvero depositaria del suo destino, leader dell’umanità, protettore di democrazia ed esempio di solidarietà universal. E questa Europa servirà come una fonte di speranza e di umanesimo integrale sia per la gente che per il mondo. Questo è il messaggio di Robert Schuman e dei Padri Fondatori dell’Europa alla nostra generazione. E io condivido questo sogno e visione.

    Quindi, ora quale è l’obiettivo?

    Il problema non è l’Unione a più velocità, o la geometria variabile. Il problema è il modo in cui si orienta – Quo vadis, Europa? Questa è la domanda! Quando l’orientamento è chiaramente disposto e condiviso consensualmente, allora riforme ragionevoli e politiche devono seguire, eliminando lo spazio per questa onda di frustrazione, populismo ed estremismo. È il tempo di passare da una politica di identità all’etica di responsabilità, senza per questo abbandonare l’importanza di ciascuna identità e senza per questo metere in discussione la diversità delle nostre culture, nazioni e religioni. L’unità, non l’uniformità, basata sull’eguale dignità di ogni popolo è sia una vision nobile che un bisogno pratico. I cristiani e la Chiesa hanno storicamente accumulato una tremenda ispirazione spirituale, un tesoro di esperienza e bene che sono strumenti per costruire e promuovere ulteriormente una comunità umana riconciliata.

    Articolo: http://www.acistampa.com/story/linviato-ue-sulla-liberta-religiosa-il-contributo-dei-cristiani-centrale-in-europa-7259

  • EU-Sondergesandter: Religionsfreiheit sinkt

    Der EU-Sonderbeauftragte für Religionsfreiheit außerhalb der Union, Jan Figel, beklagt weltweit eine Verschlechterung der Lage der Religionsfreiheit.

    „Der Trend ist negativ“, sagte er am Mittwoch in Brüssel. Nur eine Minderheit weltweit genieße Religions- oder Glaubensfreiheit. In 13 Ländern werde Atheismus mit der Todesstrafe geahndet, so Figel; Gotteslästerung werde in 40 Ländern bestraft.

    Religionen verstehen

    Um Extremismus und Terrorismus entgegenzuwirken, sei es wichtig, etwas gegen „religiöses Analphabetentum“ zu tun. „Wir müssen Religionen verstehen, um in der Lage zu sein, die Welt zu verstehen“, so der Sonderbeauftragte. Wo Religions- oder Glaubensfreiheit eingeschränkt würden, erlitten Menschenrechte und Grundfreiheiten früher oder später das gleiche Schicksal.

    Am Dienstagnachmittag war im EU-Parlament ein Zwischenbericht zu Religions- oder Glaubensfreiheit außerhalb der EU präsentiert worden. Darin überprüft eine interfraktionelle Arbeitsgruppe, was aus früheren Empfehlungen zu religiöser Toleranz, Religions- und Glaubensfreiheit geworden ist.

    Eine Empfehlung war, die Mitarbeiter des Auswärtigen Dienstes der EU besser über Leitlinien zu Religionsfreiheit zu informieren. Die Arbeitsgruppe fordert, dass die Info-Kampagne über zwei bisherige Mitarbeitertrainings hinaus ausgeweitet wird.

    13 Länder außerhalb der EU analysiert

    Die Gruppe hat die Lage der Religionsfreiheit in 13 Ländern außerhalb der EU besonders betrachtet und analysiert. Für Myanmar empfiehlt die Gruppe einen Bericht der EU-Delegation zur Frage, ob Programme zum Schutz der Religionsfreiheit und Toleranz zu Stabilität im Land beitragen könnten. Zudem solle der Schutz von Religionsfreiheit weiter Thema des Menschenrechtsdialogs mit der EU sein.

    EU-Parlamentsvizepräsidentin Mairead McGuinness betonte bei der Präsentation die historische Bedeutung der Verteidigung von Religionsfreiheit. „Religionsfreiheit oder die Freiheit, keiner Religion anzugehören, liegt im Herzen aller unserer Freiheiten“, sagte McGuinness.

    Artikel: http://religion.orf.at/stories/2850313/

  • Soudan : le pasteur Hassan et l’étudiant Abdumonem libérés !

    Soudan : le pasteur Hassan et l’étudiant Abdumonem libérés !

    Le 11 mai au Soudan, Abdumonem Abdumawla et le pasteur Hassan Abduraheem Taour sont sortis de prison à la faveur d’une grâce présidentielle.

    Abdumonem et Hassan sont libres ! Après avoir été graciés par le président Omar El-Béchir, ils ont quitté leur prison de Khartoum il y a quelques jours pour retrouver leur famille. Jan Figel, envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion et de conviction en dehors de l’Union Européenne, était intervenu en leur faveur en mars dernier lors d’une visite dans la capitale soudanaise.

    Leur libération fait suite à celle de Petr Jasek intervenue le 26 février, sur ordre du président El-Béchir.

    Incitation à la haine

    Les 3 hommes avaient été arrêtés en même temps en décembre 2015. L’humanitaire tchèque Petr Jasek avait été accusé d’espionnage, Abdumonem et Hassan de l’avoir aidé.

    Leur cas s’était aggravé en janvier, quand le tribunal avait ajouté à leur dossier deux nouveaux chefs d’accusation, celui d’incitation à la haine entre groupes religieux et celui de diffusion de fausses informations. Les 3 chrétiens avaient alors été condamnés respectivement à 23 ans et à 12 ans de prison.

    Une persécution toujours plus forte

    Cette libération est une nouvelle encourageante pour les chrétiens soudanaisalors que la persécution ne cesse de s’intensifier dans le pays.

    Le Soudan occupe la 5ème place de l’Index Mondial de Persécution des Chrétiens 2017 établi par Portes Ouvertes, alors qu’il n’était que 8ème en 2016.

    Légende photo : Abdumonem Abdumawla et le pasteur Hassan Abduraheem Taour enfin libres

    Sujets de prière :

    • Remercions Dieu pour cette libération,
    • Prions pour les chrétiens soudanais encore en prison,
    • Prions pour le témoignage des chrétiens dans une société soudanaise de plus en plus radicalisée.

    Source: https://www.portesouvertes.fr/informer/lettres-de-nouvelles/filrouge/2017/mai/soudan-le-pasteur-hassan-et-l-etudiant-abdumonem-et-liberes

  • Un siècle de génocide, suite ou fin ?

    Un siècle de génocide, suite ou fin ?

    La journée internationale de la liberté de religion, célébrée tout récemment (le 27 octobre), nous rappelle que la liberté de religion ou de conviction n’est ni une réalité qui va de soi, ni, globalement, une tendance internationale qui a le vent en poupe.

    Bien au contraire, la tendance est négative. Cette valeur humaine universelle, essentielle, est actuellement sérieusement limitée, voire battue en brèche, dans une majorité de pays et de territoires de la planète, représentant 74 % de la population totale (selon le rapport du Pew Study Center pour 2013).

    Pour en savoir plus : le Rapport 2016 sur la liberté religieuse dans le monde

    La journée internationale rappelle aussi à tout un chacun combien la route a été difficile, longue, souvent sanglante, depuis l’époque du servage, celle où la société était divisée par de profonds fossés, où régnaient la haine sectaire et l’oppression violente, jusqu’à l’émergence de sociétés libres, pluralistes et tolérantes, respectant l’État de droit, les droits de l’homme et les valeurs universelles fondamentales. Aucune de ces sociétés n’est un modèle parfait, mais nous apprenons chemin faisant. De nombreux peuples, communautés, dirigeants et gouvernements, qu’ils se trouvent en Europe, en Asie, en Afrique, dans les Amériques, en Australie ou en Océanie, luttent pour accroître la qualité de la démocratie et améliorer l’acceptation et la préservation de ces principes et de ces valeurs. De nombreux dictateurs, régimes autocratiques et groupes violents luttent, eux, dans un but opposé: pour un État sans droit plutôt que pour l’État de droit, pour imposer leur loi au peuple plutôt que pour se mettre à son service…

    Liberté de religion pour la dignité

    Bien que plus de 84 % de la population mondiale puisse être qualifiée d’«affiliée à une religion» (ibid), la liberté de religion ou de conviction ne concerne pas qu’eux. C’est une liberté dont nous profitons tous, puisqu’elle couvre les athées, les agnostiques, tout le monde. Le droit à la liberté de pensée, de conscience et de religion ou de conviction est lié à la liberté d’expression, à la liberté de réunion et à d’autres droits civils et politiques importants. C’est un indicateur très parlant de l’état de tous les droits de l’homme. En effet, lorsque la liberté de religion fait défaut, d’autres libertés civiles sont également absentes. La culture de la dignité humaine est inconcevable sans la liberté de religion ou de conviction.

    Dans ma patrie, la Slovaquie, alors appelée la Tchécoslovaquie, la lutte pour renverser le régime totalitaire communiste a atteint son apogée après le Grand vendredi de Bratislava en 1988, lorsque la manifestation pacifique sur fond de prières, organisée par des citoyens au centre de la capitale pour demander qu’on leur reconnaisse des droits civils et religieux, a été brutalement dispersée par les forces de l’ordre. À partir de ce moment-là, la vague qui a abouti à la révolution de velours et au bouleversement politique de 1989 est devenue impossible à arrêter.

    L’engagement des chefs religieux pour la paix

    La liberté a toujours un objectif et elle ne peut survivre sans une responsabilité partagée. C’est pourquoi, à mes yeux, les revendications pour une plus grande liberté religieuse sont implicitement liées à l’engagement actif des communautés et de leurs chefs religieux en faveur de la paix, de la justice, du vivre-ensemble et de la solidarité. Nous en avons bien besoin, en ce XXIe siècle. Depuis l’extermination systématique de 1,5 million d’Arméniens en 1915-16, le premier génocide reconnu du XXe siècle, l’humanité a connu d’autres horreurs similaires, pour des motifs religieux, raciaux, nationaux ou ethniques, dans bien des endroits du monde – dans les camps de concentration nazis ou soviétiques, les goulags et les fosses communes, au Cambodge, au Rwanda, en Bosnie… «Jamais plus !»: la promesse du Tribunal de Nuremberg en 1946 a été brisée à plusieurs reprises, encore et encore. Nous avons trop souvent abandonné, rompu notre engagement à prévenir les génocides et les traitements inhumains. En réalité, ce sont des gens dans le besoin que nous abandonnons, ceux qui sont persécutés à cause de leur religion, de leur conviction, de leur race, de leur appartenance ethnique – de leur identité humaine.

    Humaniser ce siècle!

    Meurtre, torture, esclavage, enlèvement, viol ou persécution: toutes ces atrocités que subissent actuellement, systématiquement, les minorités religieuses et ethniques dans les territoires dominés par Daech se résument finalement à un seul et même crime: un génocide. Telle est l’opinion vigoureusement défendue par les organes parlementaires du Conseil de l’Europe, de l’Union européenne, des États-Unis, du Royaume-Uni et d’Australie, ainsi que par d’autres institutions et organisations. Une question alarmante et particulièrement actuelle se pose alors: ce siècle de génocides doit-il prendre fin ou continuer? Après les chrétiens, les yézidis, les chiites, et quelques autres communautés en Irak et en Syrie, qui sera sur la sellette la prochaine fois, quel groupe, quel territoire ?

    La réponse à cette question est cruciale et s’engager est essentiel. Comme bien d’autres, je suis convaincu qu’un siècle meilleur est possible. Nous avons l’obligation morale d’améliorer, d’humaniser ce siècle! Si nous voulons avancer de concert dans une ère meilleure, plus pacifique, nous devons enrayer cette tendance à la répétition, ces recrudescences d’inhumanité. En d’autres termes, nous devons mettre fin à la persécution des innocents, aider les victimes privées de parole et de moyens de défense et traduire les criminels en justice. L’ignorance, l’indifférence et la peur aident les fanatiques et les criminels: notre silence meurtrit les victimes.

    Génocides et autres atrocités au nom de la religion

    Hormis la persécution sous forme de génocide, il existe bien d’autres formes d’oppression religieuse: les lois anti-blasphème, les lois anti-conversion, la violence sectaire, les régimes totalitaires qui s’efforcent de supprimer les manifestations religieuses et la liberté de conscience et de conviction dans l’intérêt de leur idéologie et de l’uniformité. Marx et Lénine détestaient la religion, la considérant comme l’«opium de l’humanité». Et ils avaient créé leur propre «religion», une idéologie nouvelle, coercitive et militante. Les grands dictateurs des dernières décennies – Hitler, Staline, Mao Zedong, Pol Pot – ont aussi violemment réprimé la liberté de religion et de conviction.

    Combattre l’ignorance

    Nous ne pouvons pas comprendre ce qui se passe dans le monde sans comprendre les religions, y compris l’utilisation abusive qui en est faite (par les terroristes islamistes par exemple). Sans cela, nous ne pouvons pas non plus trouver de thérapie efficace.

    Promouvoir la liberté de religion ou de conviction et l’éthique de la responsabilité, éduquer à vivre dans la diversité: telle est la meilleure manière de réagir au fondamentalisme religieux, à l’extrémisme violent et au terrorisme. Si nous arrachons sans relâche les racines de l’ignorance, de l’indifférence et de la peur, la culture de la dignité humaine pour tous et partout pourra croître et porter ses fruits, durant notre siècle.

    L’article est disponible ici:

  • Jàn Figel: “Libertà religiosa in Pakistan tra le mie priorità”

    Il rappresentante Ue per la libertà di religione dà riscontro alla petizione dell’Osservatorio sulla Cristianofobia.

    Il 10 ottobre scorso l’Osservatorio sulla Cristianofobia ha portato all’attenzione di Jàn Figel la protesta dei 6.258 firmatari della petizione Liberiamo Asia Bibi e “oggi il Rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea risponde loro e a tutti coloro che hanno a cuore la sorte della donna cristiana incarcerata ingiustamente con parole che non lasciano alcun dubbio”. Lo afferma Silvio Dalla Valle, Direttore dell’Osservatorio sulla Cristianofobia. “La libertà di religione e di credo in Pakistan è una delle mie priorità”, ha scritto Figel. “Abbiamo accolto con grande piacere la risposta del Dottor Figel”, prosegue Dalla Valle, “perché, oltre a riconoscere l’attenzione e l’apprensione di moltissime persone per la sorte di Asia Bibi e dei molti cristiani perseguitati, garantisce a tutti noi un impegno concreto per la risoluzione della piaga della Cristianofobia in Pakistan e nel mondo”.

    “Sono molto soddisfatto – aggiunge il direttore – dell’impegno costante dei sostenitori dell’Osservatorio sulla Cristianofobia; è grazie a loro che l’attenzione sulla situazione dei cristiani nel mondo si sta facendo sempre più alta e le parole di Jàn Figèl ne sono la dimostrazione”. Le azioni dell’Osservatorio sulla Cristianofobia dell’Associazione Luci sull’Est proseguiranno senza tregua, rinnovando quotidianamente l’impegno ad informare e sollecitare coloro che sono deputati alla difesa della libertà religiosa e di credo in Italia e nel mondo.

    Articolo: https://it.zenit.org/articles/jan-figel-liberta-religiosa-in-pakistan-tra-le-mie-priorita/

  • L’inviato UE sulla libertà religiosa: “L’Europa deve fare di più”

    Jan Figel | Jan Figel, inviato speciale UE per la libertà religiosa | Wikimedia Commons

    BRUXELLES , 26 ottobre, 2016 / 9:00 AM (ACI Stampa).

    È tornato la scorsa settimana da una visita ufficiale in Giordania, dove ha potuto non solo parlare di cooperazione tra l’Europa e il piccolo Stato nel Medio Oriente, ma anche toccare con mano la situazione dei rifugiati cristiani. Jan Figel, inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa, guarda con attenzione alla situazione del Medio Oriente, e cerca di implementare relazioni chiave con Paesi come la Giordania. Perché non si tratta solo di parlare del genocidio dei cristiani, ma anche di creare una nuova narrativa. Ne parla con ACI Stampa a margine di un simposio sulla libertà religiosa organizzato dalla rete internazionale di avvocati ADF International a Bruxelles dal 19 al 20 ottobre.

    Come definirebbe quello che sta avvenendo in Medio Oriente?

    È una priorità politica guardare a quello che sta avvenendo in Medio Oriente, ovvero la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose come gli yazidi e musulmani. Credo che la situazione possa essere etichettato come genocidio. Si tratta di un crimine che avviene nel centro geopolitico del mondo, dove tre continenti si incontrano e le religioni più importanti e con più seguito vivono insieme. È evidente che quello che accade in Medio Oriente ricasca anche su altri continenti, anche se non dobbiamo trascurare il fatto che ci sono molti altri posti in cui la libertà religiosa è liquidata, discriminata e oppressa.

    Come va affrontata questa situazione?

    Servono strumenti e politiche da mettere in atto in maniera efficace.

    Quali sono state le sue impressioni dopo il viaggio in Giordania?

    È stata una visita politica ufficiale, nella quale ho incontrato rappresentanti del governo giordano, ma anche leader religiosi e della società civile. Sebbene sperimenti un clima di crescente tensione – complice anche l’assassinio dello scrittore cristiano Nahed Hattar per aver condiviso una vignetta sull’imam – le autorità sono molto impegnate nel dialogo e nelle azioni contro la radicalizzazione, la violenza e l’estremismo. Non solo. La Giordania è membro della coalizione anti-Isis, e promuove iniziative significative perché l’Islam venga interpretato in maniera moderata al di là dell’interpretazione radicale. Tra queste iniziative, ricordo il “messaggio di Amman”, la lettera “Una parola comune”, e la Settimana dell’Armonia Religiosa. Sono iniziative che lodo, perché c’è bisogno di un dialogo positivo.

    Da primo inviato dell’Unione Europea sulla libertà religiosa, cosa ci si aspetta dall’Unione Europea?

    Ci deve essere più cooperazione. La Giordania non ha chiuso i confini, ha raddoppiato quasi la sua popolazione accogliendo i rifugiati ed è praticamente impossibile per loro sostenere questa situazione.

    Articolo: http://www.acistampa.com/story/linviato-ue-sulla-liberta-religiosa-leuropa-deve-fare-di-piu-4519

  • EU und Freiheit der Religion oder Weltanschauung: Eine neue Momentum

    Sehr geehrte Damen und Herren, verehrte Gäste, liebe Freunde, Es ist mir eine groβe Ehre und Freude hier Heute zu sprechen. Heute, in einer Zeit vielfacher Krisen besteht mehr als jemals zuvor in der Geschichte der EU die Gefahrt, dass Europa zerbricht an nationalen Egoismen, an Fragen der Migration, der Sicherheit, der Religion, der Werte. Wenn es ein Wort gibt, das wir bis zur Erschöpfung wiederholen müssen, dann lautet es Dialog. Wir sind aufgefordert, eine Kultur des Dialogs zu fördern. Die Kultur des Dialogs impliziert einen echten Lernprozess, aber Dialog ohne Freiheit und Wahrheit ist wirklich unmöglich.

    Ladies and Gentlemen, In the midst of current multilayer crisis – we see compounded migration crisis, security crisis with crisis of our values, the dialogue is the space where we can find an answer. It requires not uniformity, but a unity that can harmonise even divergent views. We should recall that the roots of the term religion are in latin religare, which means „to unite together“. It would then be a great error, even contradiction, to use the freedom of dialogue to create disunity; it would be a great mistake to use religion itself for a division of our people.

    But freedom is more than a concept of liberty. It is also rooted in moral values and human rights. This is what Locke meant when he contrasted liberty, the freedom to do what we ought, with licence, the freedom to do what we want. I believe that the moral obligation to do what is right is the starting point for both reflection and action in the field of freedom of religion or belief.

    Within this light, the Wir schaffen dass, was a moral statement meaming that we would stand firm behind our principles and values. Within international law, the UN principle of responsibility to protect marks a global political commitment endorsed by all United Nations member states to prevent genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. The EU, Germany and other actors also endorsed this principle. So, in a nutshell, this is my conceptual definition of what I wish to do as a first Special Envoy for the promotion of freedom of religion or belief outside the European Union. I wish actively promote dialogue, enhance our responsibility and capacity to face adequately critical internal and external situation influenced notably by the Middle East crisis.

    Ladies and Gentlemen, In terms of my personal experience, you must remember that I come from the other side of the Iron Curtain. I know what it is to have no freedom of religion at all and I know what detrimental this can be, not only for individuals; lives, but also for society as a whole. After 1989 for me as a Christian Democrat religious freedom was at heart of my work. As Slovakia;s Deputy Prime Minister and EU Commissioner responsible for Education and Youth, I have worked for years to promote intercultural dialogue and to help those in need, including political prisoners in Iran, Belarus and Cuba – one of these became my „adoptive“ son – and we met after his release from prison.

    So there are some heart-warming human stories of hope, but let’s make it clear; today, we face a critical situation in many countries, mainly in the Middle East. In February, this was stressed in the European Parliament resolution on the systematic mass murder of religious minorities by the so-called ‘ISIS/Daesh’ in which Parliament called for the creation of the post of a permanent Special Representative for religious freedom outside the EU, a post of which I am honored to be the first holder.

    Ladies and Gentlemen, Freedom of religion or belief is a fundamental right that is part of the foundations of the European Union. As I said earlier, freedom is understood as the liberty to do what is right, within its moral scope and dimension. When we speak about dimensions of freedom, as you suggest – freedom of speech, freedom of thought, of conscience and opinion – all of these are attributes of the same essential liberty to do what is our moral obligation. Clearly, freedom stops when it leaves the path of moral and ethical obligation and transgresses into an arbitrary ideology. Sometimes the concept slips into ideology; this misinterpretation can then lead to the greatest crimes against humanity. This is why the moral dimension of freedom is crucial.

    We should clarify what is good and evil, and our current situation, the suffering and resistance of people in the Middle East – called genocide by not only the EU representatives but also our American partners – can be much better understood if we compare them with our past experience of genocides perpetrated in so many countries. German Parliament had courage to stressed this unfortunate history in conjunction with Armenian genocide and I believe, that responsible politicians will reflect the current situation as well. We cannot blind our eyes, we have a responsibility to give a proper name on mass murdering perpetrated against innocents.

    We all are aware of the resistance to the Nazi German regime that created both an ideological set-up as well as the military capabilities to carry out the genocide of the Jewish people. We must not forget that notable figures of resistance, such as General de Gaulle and Winston Churchill, were, at the very beginning, hen they started to implement their ideas, in a political minority. But appeasement or populism only increases the appetite of those perpetrating crimes against humanity and against freedom.

    Ladies and Gentlemen, What exactly is the task of the Special Envoy for the promotion of freedom of religion or belief outside the European Union? My task as a Special Envoy was defined by the President of the European Commission, Jean-Claude Juncker, when he stressed on 6 May, the day of my nomination, that it would sharpen our focus on this important issue and ensure its visibility. My work will clearly entail both internal and external aspects. The European Parliament recognised that the ongoing persecution of religious and ethnic groups in the Middle East is also a factor that contributes to mass migration and internal displacement. Therefore, together with the European Commissioner Neven Mimica, who is responsible for International Cooperation and Development, my priority will be to promote practical protection mechanisms for anyone that is persecuted and humanitarian aid for those in need in the most badly-affected areas.

    We will work harder, together with the European Parliament, the European Commission, the EEAS, the Council and our international partners to engage in a permanent dialogue on how the EU can best contribute to the promotion of FoRB in the world. There are already several programmes and instruments to promote human rights in general and of FoRB in particular, such as the European Instrument for Democracy and Human Rights (EIDHR). I will also present a report as part of the ongoing dialogue between the European Commission and churches and religious associations or communities, which is led by the First Vice-President of the Commission Frans Timmermans.

    We are concerned at the rise of violence and threats in particular in Syria, Iraq, the Central African Republic, Iran, Pakistan, India and other countries. We are determined to defend religious freedom as a right to be exercised everywhere and by everyone. In multilateral fora, the EU is focused on consolidating the content of FoRB resolutions, both in the HRC and in the United Nations General Assembly. We also have to work closely with our bilateral partners such as the United States and Canada.

    What is clearly needed is humanitarian aid and work in the field of education and the prevention of radicalisation, in particular among young people. In Irak, in the worst-affected areas, such as the Kurdistan Region, we have to do everything we can to ensure that humanitarian aid is delivered to all civilians and offer equal protection to all ethnic and religious communities. The ongoing battle to liberate Mosul could, according to UN estimates, create up to 1.5 million refugees. We should be prepared for this situation, which could turn into a major humanitarian crisis. Lastly, we have to work on peaceful conflict resolution and interfaith dialogue.

    The European Union adopted its EU Action Plan on Human Rights and Democracy in June 2015 stressing the importance of „ensuring that freedom of religion or belief remains high on the agenda with third countries as well as in multilateral fora“. I hope that you will support our task. I am happy to be here today, and I am confident that we will make it. Despite multiple obstacles and difficulties, we will do what is our moral and ethical duty, because without our concrete action and practical solidarity we would deny our roots and identity. Let me finish then with only one phrase – Wir schaffen das.

    Thank you for your attention.

    Ján Figeľ: Special Envoy for the promotion of freedom of religion or belief outside the EU

    The article is available here: http://www.euzeitung.de/2016/10/03/eu-and-freedom-of-religion-or-belief-a-new-momentum/

  • Ein Brückenbauer für die EU

    Ein Brückenbauer für die EU

    © Olivier Hoslet (dpa)

    Das Brüsseler Parkett ist für ihn nicht neu: Der ehemalige EU-Kommissar Jan Figel soll sich als Sonderbeauftragter für die Religionsfreiheit außerhalb der Europäischen Union einsetzen – dabei ist auch die Verfolgung von Christen ein Thema.

    Es begann mit einer Entschließung des EU-Parlaments. Thema: der Massenmord an religiösen Minderheiten im Nahen Osten durch die Terrormiliz “Islamischen Staat”. Die Abgeordneten forderten einen Sonderbeauftragten der EU, der sich für die Religionsfreiheit außerhalb der Europäischen Union einsetzen soll. Im Mai verkündete Kommissionspräsident Jean-Claude Juncker bei der Karlspreis-Verleihung an Papst Franziskus in Rom, dass es ein solches Amt geben werde. Er ernannte den Slowaken Jan Figel (56).

    Für Figel ist das Brüsseler Parkett nicht neu. Von 2004 bis 2009 war er EU-Kommissar für Bildung und Kultur. Zudem war er für die Verhandlungen seines Landes über den EU-Beitritt zuständig. Der Politprofi sagt, er wisse, was das Fehlen von Religionsfreiheit bedeute. Der Christdemokrat ist auf der anderen Seite des Eisernen Vorhangs aufgewachsen. “Ich weiß, wie schädlich das sein kann – nicht nur für das Leben des Einzelnen, sondern auf für die Gesellschaft als ganze”, sagte Figel der Katholischen Nachrichten-Agentur (KNA).

    Religionsfreiheit bedeute für ihn die Freiheit, das innerhalb des moralischen Rahmens Richtige zu tun.

    Schwerpunkt Genozid an Christen, Jesiden und Schiiten

    Einen Schwerpunkt seiner Arbeit will Figel auf den Genozid an Christen, Jesiden und Schiiten im Nahen Osten legen. Unter anderem seien Treffen vor Ort mit religiösen Minderheiten vor Ort geplant. Zudem habe er vor, mit dem für internationale Zusammenarbeit und Entwicklung zuständigen EU-Kommissar Neven Mimica praktische Schutzmechanismen für verfolgte Menschen zu erarbeiten, so der EU-Sonderbeauftragte.

    In 24 UN-Mitgliedstaaten gelte es derzeit noch als Straftat, seine Religionszugehörigkeit zu wechseln. Besonders über die Lage in Pakistan, Somalia, im Iran und Sudan zeigt sich Figel besorgt. Er betont, dass die Achtung des Menschenrechts auf Religionsfreiheit bei der Verhandlung neuer Handelsabkommen überprüft werden solle. Der Sonderbeauftragte wird die EU auch bei Konferenzen vertreten. Zuletzt nahm er an einer Veranstaltung zu Religionsfreiheit in Berlin teil, bei der auch Bundeskanzlerin Angela Merkel sprach.

    Brückenbauer

    Eine von Figels Aufgaben wird es auch sein, den jährlichen Bericht über den Dialog zwischen der EU-Kommission, Kirchen und religiösen Vereinigungen zu verfassen. Artikel 17 des Vertrags von Lissabon sieht vor, dass sich die EU-Institutionen regelmäßig mit Kirchen und religiösen Gemeinschaften austauschen.

    Viele EU-Beamte oder Vertreter von Kirchen und Nichtregierungsorganisationen kennen den Politiker bereits durch seine frühere Arbeit. Ein Ex-Kollege aus dem Kabinett des früheren Kommissionschefs Jose Manuel Barroso beschreibt ihn als jemanden, der versucht, die Brücke zwischen seiner traditionellen Heimat und der “Brüsseler Welt” zu schlagen. Figel sei bescheiden, höflich und ein überzeugter Europäer.

    Franziska Broich

    (KNA)

    Artikel: https://www.domradio.de/themen/kirche-und-politik/2016-09-26/jan-figel-ist-neuer-sonderbeauftragter-fuer-religionsfreiheit

  • Agir pour la liberté de religion est une obligation morale

    Propos recueillis par FOREF Europe auprès du Dr Ján Figel, Envoyé spécial de l’UE pour la promotion de la Liberté de religion ou de conviction

    Vienne, 03/08/2016 (FOREF Europe) – Pendant son court séjour à Vienne, Ján Figel, premier Envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion ou de conviction en dehors de l’Union européenne, a rencontré Peter Zoehrer, directeur exécutif de FOREF Europe. M. Figel a été précédemment Vice-Premier ministre de la Slovaquie et Commissaire européen. Nommé le 6 mai 2016 par Jean-Claude Juncker, président de la Commission européenne, il va s’attacher à relever certains défis parmi les plus cruciaux auxquels l’Europe est confrontée aujourd’hui : la quête de la liberté religieuse, la radicalisation et le dialogue interculturel.

    FOREF Europe : Dr Ján Figel, félicitations pour votre nomination en tant qu’Envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion ou de conviction. Merci de donner au Forum pour la liberté religieuse en Europe (FOREF) l’occasion de vous interviewer. Tout d’abord, nous serions intéressés de savoir ce que la liberté de religion ou de conviction (FoRB) signifie pour vous.

    Ján Figel : Avant que nous puissions clarifier la question de la liberté religieuse, permettez-moi d’expliquer ma compréhension de la notion de liberté en général. La liberté est toujours ancrée à la fois dans les valeurs morales et les droits de l’homme. On ne peut réaliser et maintenir une société libre que sur la base de valeurs morales partagées. Le philosophe anglais John Locke avait déjà vu la différence entre la liberté et la licence. Alors que la liberté est la liberté de faire ce que nous devons faire, la licence est la liberté de faire ce que nous voulons faire. Dans un esprit similaire, Benjamin Franklin a déclaré que « Seul un peuple vertueux est capable de liberté. » Bien avant la Déclaration universelle des droits de l’homme de 1948, George Washington avait réalisé que « Les droits humains ne peuvent être assurés que chez un peuple vertueux. » En d’autres mots, il ne peut y avoir de liberté et de droits de l’homme sans certaines obligations morales et sans engagements sincères.

    En élargissant maintenant cette compréhension de la liberté au thème particulier de la liberté religieuse en tant que droit humain fondamental, je crois que défendre la liberté de conscience, de pensée et de croyance est notre obligation morale. Cet engagement moral à défendre la liberté est le point de départ à la fois pour des politiques raisonnables et pour une action efficace dans le domaine de la liberté religieuse. En un mot, ceci est mon approche personnelle de la liberté de religion ou de conviction.

    Voulez-vous partager des expériences personnelles que vous avez eues en matière de liberté religieuse ?

    Ján Figel : En termes d’expérience personnelle, je devrais mentionner que je viens de la partie de l’Europe post-communiste. Je me souviens de l’époque où une véritable liberté de religion était inexistante. J’ai été amené à comprendre à quel point un régime totalitaire peut être préjudiciable, non seulement à la vie des individus, mais aussi à la société dans son ensemble. La lutte pour la liberté et la démocratie en Tchécoslovaquie, et plus tard en Slovaquie, a réuni les dissidents civiques, politiques et religieux. C’est clairement une preuve que la liberté et la dignité humaines sont indivisibles et que ces valeurs sont universelles pour toutes les personnes.

    Après la chute du mur de Berlin et du Rideau de fer en 1989, le développement et la préservation des libertés civiques, religieuses et politiques ont toujours été au cœur de mon travail en tant que Chrétien-démocrate. Dans le cadre de mes fonctions en tant que député de Slovaquie, Vice-Premier ministre, puis Commissaire européen chargé de l’éducation et de la jeunesse, j’ai travaillé dur pour promouvoir le dialogue interculturel et pour aider les personnes persécutées, comme par exemple les prisonniers politiques en Iran, en Biélorussie et à Cuba. L’un des prisonniers d’opinion cubains est devenu mon frère « adoptif » et nous nous sommes rencontrés après sa libération.

    Donc, je pourrais vous raconter beaucoup d’histoires humaines réconfortantes, d’espoir et de liberté. Mais permettez-moi de dire simplement qu’aujourd’hui, il y a une prise de conscience de plus en plus large dans le grand public et au sein des institutions internationales concernant l’importance de la liberté de religion ou de conviction et des questions qui lui sont liées, telles que les génocides pour des motifs religieux.

    Les minorités religieuses font face à l’oppression et à la discrimination dans de nombreux pays, principalement au Moyen-Orient. Dans le droit international, le principe des Nations Unies de la « responsabilité de protéger » marque un engagement politique mondial pris par tous les états membres de l’ONU, y compris les membres de l’UE. Cette responsabilité de protéger inclut également le devoir de protéger la liberté de pensée, de conscience et de conviction. Cela a aussi été souligné dans la résolution du Parlement européen sur le massacre systématique d’adeptes de minorités religieuses par le groupe terroriste Daech, en février de cette année. Par conséquent, le Parlement a commencé à prendre des mesures en créant le poste d’Envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion ou de conviction, dont je suis honoré d’être le premier titulaire depuis le 6 mai.

    Comment la liberté de religion ou de conviction est-elle liée à d’autres droits fondamentaux, tels que la liberté d’expression, la liberté de pensée ou la liberté de conscience ?

    Ján Figel : La liberté de religion ou de conviction est un droit fondamental qui fait partie du système de valeurs de base de l’Union européenne. Nous comprenons les droits fondamentaux de l’homme comme indivisibles, interdépendants et universels. Le droit à la liberté de pensée, de conscience, de religion ou de conviction appartient à chaque être humain. Cela signifie que les gens peuvent manifester leur foi individuellement ou en commun, en privé ou en public, et qu’ils peuvent changer de croyance. Bénéficier de la liberté religieuse englobe la liberté de culte, celle de remplir des devoirs religieux et d’enseigner des idées religieuses. Le droit à la liberté religieuse devrait être protégé sans distinction et s’applique également aux convictions athées ou non-théistes.

    De façon logique, la liberté de religion ou de conviction est intrinsèquement liée à la liberté d’opinion et d’expression, ainsi qu’à la liberté d’association et de réunion. La liberté religieuse est donc un élément décisif pour les sociétés pluralistes, démocratiques et tolérantes. Par conséquent, toute société saine respecte, protège et promeut ce droit fondamental. Une culture des droits de l’homme compte sur la liberté de religion ou de conviction comme pierre angulaire d’une société libre et juste.

    Comme vous l’avez mentionné, vous êtes la première personne à occuper le poste d’Envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion ou de conviction en dehors de l’UE. Quelles seront exactement vos tâches ?

    Ján Figel : La persécution persistante des minorités religieuses et ethniques rend la protection et la promotion de la liberté de religion ou de conviction d’autant plus indispensable. Ma tâche en tant qu’Envoyé spécial a été définie par le Président de la Commission européenne, Jean-Claude Juncker, quand il a souligné, le jour de ma nomination, que nous devions nous concentrer sur cette question importante et assurer sa visibilité.

    Le Parlement européen a reconnu que les persécutions en cours envers des groupes ethniques et religieux au Moyen-Orient étaient un facteur crucial contribuant aux migrations de masse et aux déplacements internes. Par conséquent, avec le Commissaire européen Neven Mimica, qui est responsable de la coopération internationale et du développement, ma priorité sera de promouvoir des mécanismes pratiques de protection des victimes de persécution, à côté de l’aide humanitaire aux personnes dans le besoin dans les zones les plus touchées.

    Nous allons travailler plus dur, avec le Parlement européen, la Commission, le Service européen pour l’action extérieure (SEAE), le Conseil européen et nos partenaires internationaux, afin d’engager un dialogue permanent sur la façon dont l’UE peut mieux contribuer à la promotion de la liberté de religion ou de conviction dans le monde. L’intergroupe du Parlement européen sur la liberté de religion ou de conviction et la tolérance religieuse, qui a été créé en janvier de l’année dernière, est également un grand soutien. Il existe déjà plusieurs programmes et instruments pour promouvoir les droits de l’homme en général et la liberté de religion ou de conviction en particulier, comme l’Instrument Européen pour la Démocratie et les Droits de l’Homme (IEDDH). Le nouveau règlement de l’IEDDH pour 2014-20 inclut spécifiquement la liberté de religion ou de conviction comme une priorité. Sur un montant total de 20 millions d’euros, 5 millions d’euros ont été affectés à la promotion de projets liés à la liberté de religion ou de conviction. Enfin, dans le cadre de ma mission, je présenterai aussi un rapport, comme élément du dialogue permanent entre la Commission européenne et les églises, les associations ou les communautés religieuses. Cet échange avec les organismes religieux est conduit par le Premier Vice-président de la Commission, Frans Timmermans.

    Comment allez-vous déterminer vos priorités et quels principes allez-vous appliquer lors de ce processus ?

    Ján Figel : Nous sommes préoccupés par la montée de la violence et des menaces dans les pays non membres de l’UE, en particulier la Syrie, l’Irak, la République centrafricaine, le Nigeria, l’Iran, le Myanmar (Birmanie), le Pakistan, le Sri Lanka, l’Inde et d’autres. Nous sommes déterminés à défendre la liberté de religion ou de conviction comme un droit à exercer partout et par tous. Dans les enceintes multilatérales, l’UE met l’accent sur la consolidation du contenu des résolutions qui protègent la liberté de religion ou de conviction, tant au Conseil des droits de l’homme qu’à l’Assemblée générale de l’ONU. Nous travaillons également en étroite collaboration avec nos partenaires, tels que les États-Unis et le Canada. Fin juillet, j’ai représenté l’UE lors d’une conférence internationale à Washington, où plus de 30 délégations nationales et internationales ont discuté des menaces qui pèsent sur les minorités religieuses et ethniques au Moyen-Orient à cause de Daech, ainsi que des options pour apporter une aide concrète à ces communautés.

    Ma première priorité régionale est le Moyen-Orient, où nous assistons actuellement au génocide de Chrétiens, de Yézidis, de Musulmans chiites et d’autres communautés. Je veux inviter d’autres parlements et d’autres gouvernements à se prononcer contre ces génocides en cours. « Jamais plus » doit signifier jamais plus ! Nous devons enfin conclure le siècle des génocides, si nous voulons vivre des temps meilleurs. Les présentations en ligne des massacres de personnes innocentes est un appel à une réaction urgente de la communauté internationale. Le problème de l’assassinat systématique de membres de groupes ethniques ou religieux est une bien plus grande menace pour la sécurité que le changement climatique ! Quand devrions-nous appliquer les lois internationales contre le génocide et montrer notre volonté de poursuivre ses auteurs, sinon maintenant ? La communauté internationale doit faire face à cette situation plus activement et à tous les niveaux.

    Nous devons soutenir la libération des territoires de Daech et, à long terme, préparer les conditions de la stabilité et d’un redressement post-libération. Mais ce qui est aujourd’hui le plus urgent est l’aide humanitaire. D’autres tâches importantes concernent le domaine de l’éducation et la prévention de la radicalisation, en particulier chez les jeunes. Dans les zones les plus touchées, comme la région du Kurdistan, nous devons faire tout notre possible pour veiller à ce que l’aide humanitaire parvienne à tous les civils et pour offrir une protection à toutes les communautés ethniques et religieuses. Selon les estimations de l’ONU, l’offensive en cours pour libérer Mossoul et les plaines de Ninive pourrait provoquer entre 300 000 et 1,5 million de réfugiés. Nous devons nous préparer à cette situation, qui pourrait facilement se transformer en une crise humanitaire majeure.

    Enfin, nous devons travailler en vue de la réconciliation locale et du dialogue interreligieux. Mais une réconciliation durable suppose la justice et la mise en place d’un état de droit. C’est un point incontournable, parce que la paix durable est le fruit de la justice.

    Dans 24 états membres de l’ONU, changer de religion – acte connu sous le nom d’apostasie – est considéré comme une infraction pénale. Quelles mesures l’UE devrait-elle prendre afin d’abolir les lois sur l’apostasie et le blasphème ?

    Ján Figel : En tant qu’Envoyé spécial pour la promotion de la liberté de religion ou de conviction en dehors de l’Union européenne, je suis conscient de ces réalités juridiques et trouver une solution reste une priorité pour nous.

    Le Conseil européen travaille aussi sur cette question et le nouveau plan d’action de l’UE sur les droits de l’homme et la démocratie, adopté en juin 2015, a souligné l’importance de « veiller à ce que la liberté de religion ou de conviction garde une priorité élevée dans l’ordre du jour avec les pays tiers, ainsi que dans les enceintes multilatérales. » Dans ses conclusions sur le Pakistan, le Conseil a invité ce pays à donner la priorité et à prendre de nouvelles mesures pour respecter, protéger et promouvoir la liberté de religion ou de croyance et les droits des personnes appartenant à des minorités. La situation est similaire en Iran, en Somalie, au Soudan et dans d’autres pays.

    Le respect de la liberté religieuse doit également être contrôlé dans le cadre des soi-disant Évaluations d’impact sur les droits de l’homme (Human Rights Impact Assessments), qui sont réalisées lorsque l’UE négocie de nouveaux accords bilatéraux d’échange et d’investissement. Lorsque des violations flagrantes et persistantes de la liberté de religion ou de conviction se produisent, aucun accord ne devrait être conclu. En plus de leurs actions pour promouvoir la liberté religieuse dans les relations bilatérales, les délégations de l’UE seront également plus actives dans ce domaine dans leur travail avec l’ONU.

    Enfin, il faut rappeler que cette tâche ardue est accomplie non seulement par des hommes politiques et des diplomates, mais aussi par des représentants de la société civile, des ONG, des universités et tous les hommes de bonne volonté. Et je voudrais inviter tous ces acteurs et tous ces gens à une coopération plus étroite et plus intense. Le XXIe siècle peut devenir meilleur que le précédent, si nous nous en préoccupons tous et si nous introduisons dans notre temps et nos sociétés plus d’humanité, plus de responsabilité et plus de solidarité.

    Dr. Figel, je vous remercie beaucoup pour cette interview. Le Forum pour la liberté religieuse en Europe vous souhaite le meilleur succès dans votre nouvelle mission.

    Source : FOREF

    Traduction CAP LC CT

    CAP pour la liberté de conscience – www.coordiap.com

  • Figel: “È ora di chiudere il tempo dei genocidi”

    Figel: “È ora di chiudere il tempo dei genocidi”

    Lo ha dichiarato l’inviato speciale della Commissione Europea per la promozione della libertà di religione, visitando la mostra sui cristiani perseguitati al Meeting di Rimini

    Questa mattina Ján Figel, inviato speciale della Commissione Europea per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea, ha visitato la rassegna sulla persecuzione anticristiana portata da Aiuto alla Chiesa che Soffre al Meeting di Rimini, dal titolo La vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda. I volti della persecuzione anticristiana, gli interventi per non lasciarli soli.

    Figel, che in più di un’occasione aveva già incontrato rappresentanti della Fondazione pontificia, ha espresso un particolare apprezzamento per l’impegno di ACS in difesa della libertà religiosa e lodato la relativa pubblicazione biennale della Fondazione, il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. L’inviato dell’Ue è stato ufficialmente invitato alla presentazione della XIII edizione del Rapporto che si terrà a Roma il 15 novembre presso l’Associazione Stampa Estera.

    “Senza libertà religiosa non avremo neanche libertà politica e civile”, ha affermato Figel visitando l’esposizione di ACS, per poi notare come il “problema del XXI secolo sia rappresentato dall’indifferenza e dalla paura crescenti. L’indifferenza e la paura sono complici del male. Il modo più efficace per dominare i popoli è utilizzare indifferenza e paura. Non dobbiamo avere paura, dobbiamo avere coraggio e alzare la voce per garantire la libertà religiosa nel mondo. La libertà religiosa è infatti la cartina di tornasole del rispetto di ogni altro diritto umano”.

    L’inviato dell’Ue per la libertà religiosa ha inoltre sostenuto la campagna lanciata dalla sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre per chiedere alle istituzioni italiane il riconoscimento del genocidio commesso dallo Stato Islamico ai danni delle minoranze religiose in Iraq e Siria. Un passo compiuto dall’Unione europea già nel febbraio scorso. L’iniziativa di ACS si è tradotta in due mozioni presentate alla Camera e al Senato da circa 100 parlamentari, la cui discussione sarà presto calendarizzata.

    “100 anni fa si è verificato il primo genocidio – ha esclamato Figel di fronte ad un pannello della mostra ACS che ricorda proprio il genocidio armeno -. È tempo di chiudere il secolo dei genocidi”. L’inviato Ue per la libertà religiosa ha inoltre voluto firmare personalmente la cartolina della campagna ACS per il riconoscimento del genocidio, già firmata da migliaia di visitatori del Meeting.

    In merito alla minaccia dell’estremismo islamico Figel ha infine affermato che “l’ISIS diffonde tramite i media la paura e l’ideologia, trasmettendo immagini di uccisioni. Loro non si nascondono, non occultano i loro crimini, ma li pubblicano online. Dobbiamo avere la buona volontà per agire. Ora è il tempo dell’azione”.

    Articolo: https://it.zenit.org/articles/figel-e-ora-di-chiudere-il-tempo-dei-genocidi/

    Oppure: https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/meeting-di-rimini-inviato-ue-per-la-liberta-religiosa-visita-lesposizione-di-acs-e-aderisce-alla-campagna-della-fondazione-per-il-riconoscimento-del-genocidio/